App e piattaforme interattive consentono di erogare cure domiciliari sempre più personalizzate ed efficienti. Scopriamo il mondo dei PSP: i programmi (digitali) di supporto del paziente e dei suoi caregiver


COSA SONO I PATIENT SUPPORT PROGRAMS (PSP)?

PSP è l’acronimo di patient support programs (programmi di supporto al paziente). Si tratta di servizi sanitari di tipo domiciliare alternativi o paralleli all’ADI (assistenza domiciliare integrata), e affatto distinti da questa, destinati ai pazienti affetti da malattie croniche o ingravescenti. Come facilmente intuibile, proprio l’avvento della tecnologia digitale e la diffusione sempre più capillare della rete rafforza la cura domiciliare, consentendo una comunicazione medico/operatore sanitario e paziente continua, efficace, diretta. I PSP sono personalizzabili e possono essere erogati da diversi soggetti in cooperazione tra di loro – ambulatori medici, Centri specialistici pubblici, Asl e via discorrendo – in modalità mista o solo digitale a seconda delle diverse esigenze. La connettività on-line è la chiave di volta di ogni PSP, perché consente di centrare sul paziente – e sui suoi dispositivi digitali, inclusi eventuali sensori e speciali tools per effettuare esami e analisi da casa da inviare al proprio specialista o Centro medico di riferimento – tutto il programma di cura a lungo termine. Il target è quindi quello dei pazienti fragili o dei loro caregiver, messi nelle condizioni di poter essere seguiti con regolarità nel modo più facile e rapido possibile.

EMPOWERMENT DEL PAZIENTE E ADERENZA ALLA TERAPIA TRA GLI OBIETTIVI DEI PSP

La rivoluzione digitale in medicina ha come presupposto il ribaltamento del punto di vista. La dematerializzazione e condivisione on-line dei documenti sanitari (FSE, ricette e prescrizioni, referti diagnostici ecc.), i servizi di telehealth e di self monitoring, si giocano tutti dalla parte del paziente. Siamo, noi, gli utenti, ad essere finalmente posti al centro del sistema sanitario, noi a far girare gli ingranaggi, sperando, naturalmente, di non restarvi impigliati. Il termine inglese empowerment, usato ormai in molti contesti in cui si evidenzi la “presa di potere” di una categoria di persone in precedenza marginalizzate, accostato alla parola “paziente” (che, ricordiamolo, ha un valore di passività), ci offre la misura di questo ribaltamento del punto di vista. A questo concetto si lega indissolubilmente quello di engagement, altro termine inglese che indica il rapporto fiduciario tra medico e assistito che si crea grazie ad una comunicazione più paritaria. L’autodeterminazione del paziente e/o dei caregiver diventa indispensabile soprattutto nei casi in cui le terapie siano complesse e a lungo termine, affinché vengano seguite nel modo corretto per tutto il tempo necessario. A questi pazienti, e a chi li assiste, sono destinati i PSP.

PSP DIGITALI: L’EVOLUZIONE DELLA CURA DOMICILIARE

I PSP sono pensati per la gestione dei pazienti nel loro domicilio e quindi hanno molto a che fare con il concetto di medicina del territorio. Si tratta di un servizio sanitario che nel futuro vedrà una crescita imponente, proporzionata all’aumento dell’età media, e al contemporaneo crollo della natalità. Caregiver familiari a costo zero non saranno presto più disponibili, e saranno SSN e welfare sociale a doversi occupare della popolazione anziana, e in generale dei pazienti con patologie croniche o disabilità. Ecco perché anche il PNRR – che destina quasi 16 miliardi al piano salute – punta sulla digitalizzazione e sulla cura domiciliare dei pazienti fragili over 65, che consente un risparmio enorme a fronte di una gestione potenzialmente ottimale dell’utenza. Anche soggetti privati, in particolare Compagnie di Assicurazione che abbiano una rete di strutture assistenziali e di cura propongono pacchetti salute analoghi, con la possibilità di scegliere il piano migliore per le proprie esigenze. Cosa offre questo tipo di servizio integrato? Declinato in digitale, un PSP personalizzato può prevedere:

  • La possibilità di collegare tramite piattaforma interattiva il paziente con il MMG e/o i medici specialisti che seguono il suo percorso di cura
  • La possibilità di scaricare sul proprio smartophone app per la gestione della propria patologia
  • La possibilità – per pazienti e caregiver – di ricevere informazioni dettagliate e spiegazioni pratiche su come somministrare le cure, fare esercizi riabilitativi, rilevare parametri fisiologici tramite appositi tools o praticare medicazioni grazie a tutorial informativi (fruibili in forma audio-video sulle piattaforme digitali) o assistenti digitali (es. nelle app)

La comunicazione multicanale consente quindi di arricchire anche una assistenza classica, in presenza quando necessario, e di potenziare non solo il controllo dei pazienti e dei loro caregiver sul protocollo di cura e di trattamento della patologia/condizione, ma di erogare un’assistenza davvero h24 dovunque e comunque. Televisite e teleconsulti sono infatti un upgrade della comunicazione via telefono di un tempo. Il PSP rappresenta una forma straordinaria di assistenza multidisciplinare integrata del paziente fragile, fatta a domicilio, ma resa sostenibile ed efficace grazie alla tecnologia digitale.

I PSP misti o solo digitali sono erogati da soggetti diversi, perché mettono in campo un’ampia gamma di professionisti: medici di MMG, specialisti e operatori sanitari tra cui infermieri/OSS, e altre figure quali nutrizionisti, fisioterapisti, logopedisti, psicoterapeuti e via discorrendo. A monte troviamo le Case farmaceutiche, le aziende di medical device, gli sviluppatori informatici. Un circuito di cura che si costruisce attorno al paziente nella sua abitazione, dove può contare sulla rete di supporto familiare, sul comfort della propria routine quotidiana. Ma dal punto di vista burocratico, come si attivano i PSP, e chi se ne deve occupare? E i fondi, da chi arrivano?

CHI REGOLA I PSP?

Al momento in Italia la configurazione dei PSP non è ancora stabilizzata sotto il profilo normativo. I soggetti che se ne occupano sono le Case farmaceutiche e/o le aziende di dispostivi biomedicali o medici in collaborazione con Aziende ospedaliere pubbliche, Centri medici eccetera. Si tratta quindi di convenzioni che vengono fatte sulla base di specifici progetti, in cui si selezionano i pazienti adatti a partecipare al programma. Ogni PSP si articola intorno a patologie che necessitano di servizi e protocolli di cura (farmacologici o misti) integrati con diversi gradi di assistenza e che prevedono regolari follow up. Naturalmente i PSP non sono a carico del paziente, a meno che non rientrino all’interno di un pacchetto assicurativo sanitario privato. Si tratta invece di servizi con un finanziamento pubblico. Non è un caso se il PNRR nel suo piano sanitario (Missione 6 Salute), destina 7 miliardi alla digitalizzazione, e 4 alla domiciliazione delle terapie.

Ciò significa che sempre più PSP saranno sovvenzionati e resi disponibili in questo 2022 nelle diverse ASL territoriali. Ci sono punti critici? Ovviamente sì, in particolare due: il rispetto della privacy (come sempre, quando si parla di web e di dati sensibili) e la farmacovigilanza. Entrambi vanno regolati da enti specifici, ovvero il Garante per la protezione dei dati personali che norma sia l’uso dei dati dei pazienti da parte di Farmindustria che da parte dei service provider, e AIFA per quanto riguarda la farmacovigilanza da parte delle aziende farmaceutiche o medicali. A tal riguardo, vi è un bel fiorire di corsi di formazione destinati per lo più a manager farmaceutici e sanitari, che mirano a fornire il know how e le informazioni aggiornate sui PSP (anche sotto il profilo normativo e legale) e in particolare sulla loro progettazione digitale. La digital health revolution è, del resto, appena iniziata.
 

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