La transizione digitale nell’health system sta rivoluzionando la medicina. Scopriamo come realtà virtuale e ambienti digitali immersivi diventano strumenti di cura

DALLA TELEMEDICINA AL METAVERSO

In origine c’era la telemedicina, ovvero la possibilità di mettere in comunicazione a distanza medici e pazienti, o medici tra di loro, attraverso la telecomunicazione con le onde radio. Da quel momento, erano gli anni 50 del novecento, la transizione tecnologica in campo medico ha fatto balzi da gigante grazie soprattutto all’avvento di internet e del digitale. Oggi siamo arrivati all’avverarsi di una delle grandi profezie del secolo scorso: il metaverso. Ben prima di Zuckerberg, infatti, esisteva l’idea di realizzare ecosistemi virtuali e paralleli al mondo reale, nei quali gli esseri umani avrebbero potuto fare esperienze immersive attraverso i loro avatar. Ricordate i primi esperimenti di realtà virtuale? Applicati per lo più ai videogames, attraverso supporti quali occhiali per la visione in 3D e guanti robotici, ci trasportavano in mondi fantastici nei quali potevamo muoverci e compiere azioni di vario tipo restando immobili nella nostra sedia. Gli ecosistemi virtuali processano dati reali che consentono la ricostruzione olografica della realtà. Ecco perché dietro ci sono sempre software di Intelligenza artificiale i cui algoritmi sono in grado di elaborare enormi quantità di dati. Ed ecco perché quando parliamo di metaverso, parliamo di ecosistemi di dati (data ecosystem) che ricreano, imitandola, qualunque realtà noi vogliamo e qualunque oggetto che in essa si trovi facendone copie digitali (digital twins). Bene, immaginate ora di trasferire questo tipo di esperienza nell’ambito medico-sanitario.


IL METAVERSO IN MEDICINA

Cosa potrebbe significare trasporre in virtuale un intervento chirurgico, o lo studio della pratica medica, o un protocollo terapeutico? Significa compiere, in un duplicato realistico ma separato del tutto o in parte dalla realtà concreta, azioni che hanno ricadute sulla salute reale degli esseri umani. Immaginate una televisita in cui si ricrei virtualmente un ambulatorio in presenza, ove ad interagire siano i gemelli digitali del medico e del paziente, ad esempio. Un ospedale virtuale? Perché no, anzi, negli USA esistono già cliniche di questo tipo, in cui i medici interagiscono con i loro pazienti nel metaverso, fornendo loro i dispositivi per la somministrazione delle cure in 3D. Detto tra noi, però, non è possibile immaginare un sistema sanitario esclusivamente contacless, non è questo lo scopo della transizione digitale nell’healthcare.  Gli ecosistemi simulati e immersivi si figurano come parte di un percorso di cura integrato, che combini l’e-care con la presence-care (phyigital care) per un supporto a 360° del paziente. Il metaverso si realizza con strumenti e in modi diversi, a seconda del tipo di risultato che si vuole ottenere e di chi ne sarà protagonista. Dietro, c’è un investimento tecnologico imponente che necessita di un apparato digitale all’avanguardia non ancora diffusamente disponibile, così come non ancora capillare è la rete 5G che dovrebbe supportarlo.  Ma per parlare di ciò che già abbiamo a disposizione, un posto di primo piano lo occupano i software di VR (realtà virtuale), di AR (realtà aumentata), e di realtà ibrida, che possono applicarsi efficacemente al metaverso in campo medico-assistenziale.

REALTÀ VIRTUALE, REALTÀ AUMENTATA E IBRIDA NELL’HEALTHCARE SYSTEM

La realtà virtuale non è una novità assoluta. In medicina viene usata da tempo, soprattutto nella chirurgia robotica. Due sono infatti i principali campi d’azione della VR nell’healthcare:

  • Terapeutico. Costruendo ambienti immersivi totalmente o in parte digitali (realtà virtuale o realtà ibrida), è possibile amplificare l’efficacia curativa di trattamenti di riabilitazione (sia domiciliari che post-operatori in Centri specializzati), di terapie psicologiche o psicodinamiche (ad esempio per la gestione di patologie mentali, disturbi dell’umore, dell’apprendimento ecc.) o di terapie del dolore. Può essere utile riprodurre situazioni in cui i pazienti si andranno a trovare successivamente, ad esempio al fine di superare fobie Un esempio sono le app di VR per le future mamme primipare, che possono simulare le tecniche di allattamento al seno.
  • Educativo-di supporto per i medici. Il metaverso può rappresentare un luogo sicuro di apprendimento della fisiologia del corpo umano “dall’interno” (living anatomy), di innovative tecniche chirurgiche o semplicemente di simulazione assolutamente realistica di situazioni cliniche d’emergenza. Il metaverso è per definizione un ambiente asettico, privo di rischi, fortemente stimolante sotto il profilo sensoriale e cognitivo.

Un discorso a parte va fatto per la cosiddetta augmented reality, la realtà aumentata applicata al campo medico-clinico. Software di questo tipo consentono di dare rilevanza a oggetti presenti nella realtà, attraverso la sovrapposizione di un contenuto digitale. Studi recenti hanno dimostrato l’efficacia di questo tipo di dispositivi nella pratica infermieristica, ad esempio. Ma funziona molto bene anche in sala operatoria, dove è possibile per il chirurgo operare sul corpo del paziente aiutato dalla proiezione virtuale – sotto forma di ologrammi in 3D – della parte o dell’organo su cui sta intervenendo. Questo tipo di tecnica mista viene già adoperata con successo nella chirurgia ortopedica.

 

Il METAVERSO AIUTA I CAREGIVER A METTERSI NEI PANNI DEI LORO ASSISTITI

Cosa significa essere affetti da una demenza? Come affronta il mondo una persona con disabilità motorie o cognitive? Quali difficoltà affronta, ogni giorno, una persona ipovedente, con dolore cronico, con una o più malattie debilitanti? Oggi è possibile calarsi virtualmente nei panni di chi abbia bisogno di un’assistenza costante proprio grazie al metaverso. Un ambiente in cui i caregiver possono capire cosa significhi vivere nel corpo dei loro assistiti, con gli stessi deficit, con le stesse difficoltà, con gli stessi limiti. In Giappone, ad esempio, si sono già sperimentati – con fondi pubblici – progetti di VR per aiutare i familiari che si occupano di congiunti affetti da Alzheimer a capire le loro reali esigenze. Negli USA, invece, la piattaforma interattiva Embodied Labs  offre esperienze immersive ai cargiver di persone anziane con patologie correlate, tra cui la degenerazione maculare legata all’età e le disabilità motorie, riducendo in tal modo sia la percentuale di errore nell’accudimento, che lo stress conseguente. Inoltre, se parliamo di terapie domiciliari, app e piattaforme di VR e ecosistemi virtuali forniscono anche assistenti sanitari digitali, in grado di collaborare attivamente con caregiver e personale sanitario nella cura delle persone con patologie croniche e/d disabilità. Il metaverso in medicina non “raffredda” la relazione tra medici e loro assistiti, ma offre una seconda modalità di interazione che da un lato migliora l’empowerment del paziente e dei caregiver, dall’altro – se ben usato – potenzia, moltiplica, l’efficacia delle cure e l’abilità dei medici nella diagnosi, nella prescrizione e nel follow up delle terapie assegnate. In Italia potremmo vedere le prime applicazioni su minima scala già nel 2022, grazie ai fondi destinati dal PNRR all’investimento in innovazione digitale e telemedicina.

 

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