Il 2021-2030 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite il decennio dell’invecchiamento “sano”. Tecnologia digitale e servizi integrati di assistenza territoriale sono gli strumenti per proteggere la salute degli anziani e migliorare la qualità della vita.


Sempre più vecchi (e sani)? I dati dell’Italia

UN, OMS e Commissione europea si sono decise ad affrontare strategicamente il “problema” dell’invecchiamento progressivo della popolazione mondiale, e in particolare di quella dei Paesi ad alto reddito, lanciando programmi pieni di buone intenzioni. L’aspettativa di vita media di un Paese è un importante indicatore di salute, pertanto avere tanti vecchi è senz’altro un segno positivo. In Europa il numero degli over 65 è raddoppiato in 50 anni, e triplicato quello degli ultra ottantenni. In Italia le aspettative di vita sono tra le più alte al mondo: 82 anni (79,7 per gli uomini e 84,4 per le donne). L’età media è ugualmente molto elevata: 46 anni. Siamo, dunque, una nazione anziana. Ma i nostri anziani, sono anche in buona salute? Stando all’indagine condotta dall’Osservatorio nazionale PASSI D’argento (istituito dall’ISS), ancora tante sono le difficoltà che l’invecchiare comporta sotto il profilo dei rischi sanitari. Qualche dato:

  • 15 over 65 su 100 hanno una qualche forma di disabilità, percentuale che raggiunge il 47% negli over 80, e in questi casi l’assistenza ricade per il 94% dei casi sulle famiglie
  • Il 34% degli over 65 campionati dichiara di avere delle difficoltà ad accedere ai servizi sanitari (Asl, MMG, ambulatori)
  • Il 60% degli anziani afferma di avere almeno un problema con l’agibilità degli spazi domestici
  • Il 60% degli over 65 ha almeno una patologia cronica (il 25,7% più di una)
  • L’89% degli over 65 intervistato aveva assunto almeno un farmaco nei sette giorni precedenti (il 39,3% 4 o più farmaci)
  • Il 18% degli anziani campionati si sente isolato, e ben il 71% ha difficoltà a partecipare ad attività sociali

Un dato interessante riguarda la differenza nella qualità della vita tra uomini e donne. Se, infatti, spetta alla popolazione femminile una fetta in più di vita, questa risulta spesso compromessa. Dati Istat del 2020 rilevano che il 24,7% delle donne over 75 patisce pesanti limitazioni nella vita quotidiana e quasi la metà (48, 1%) ha tre o più malattie croniche, contro il 33% dei coetanei maschi). Molte di loro sono sole (49,2%). Come si evince, una situazione che mostra molte ombre, tra le luci, peggiorata dal dato demografico. Il crollo delle nascite del 2020 ci parla di un Paese che invecchierà in solitudine. Con meno di un figlio per coppia, e considerando che fino ad oggi il vero welfare degli over 65 sono state le famiglie, chi si prenderà cura dei nostri anziani?


2021-2030: il decennio dell’invecchiamento in salute

Una delle maggiori sfide dei prossimi anni è relativa alla qualità di vita della terza età. Invecchiare in salute non a caso è l’obiettivo di un programma lanciato dalle Nazioni Unite a seguito della crisi sanitaria globale causata dalla pandemia da Convid-19, che ha ridotto le aspettative di vita anche nei Paesi più avanzati. Si tratta di una chiamata alle armi mondiale, che coinvolge Istituzioni, Governi, Università e Centri di Ricerca, Media e settore terziario. Il progetto decennale mira a centrare diversi obiettivi, ovvero:

  • Creare ambienti sempre più anziani-friendly
  • Decostruire gli stereotipi relativi alle persone “over”
  • Potenziare l’assistenza sanitaria integrata in modo che le persone anziane non siano discriminate nell’accesso alle cure primarie e secondarie
  • Assicurare cure a lungo termine per i malati cronici, disabili o affetti da malattie neurodegenerative e forme di demenza

Un programma ambizioso, e non l’unico. Anche la Commissione europea ha avviato un progetto simile: The European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing (EIP on AHA). Anche in questo caso tra i principali goal da centrare, in linea con quelli stabiliti dalle UN, spiccano:

  • Migliorare la salute e la qualità di vita di cittadini e cittadine europee over 65
  • Supportare la sostenibilità dei sistemi sanitari nell’erogare cure a lungo termine

Tra gli strumenti disponibili per realizzare un mondo amico della terza età, in cui per un over 65 sia facile spostarsi, avere accesso a servizi progettati per la sua fascia di età, poter contare su un sistema socio-sanitario che si occupi delle sue esigenze di salute e di benessere, e infine non sentirsi un peso per la sua famiglia, brilla il digitale.


La tecnologia digitale al servizio della terza età

Cosa può fare, concretamente, un sistema digitalizzato per venire incontro alle tante necessità di una persona che invecchia? Tantissimo. Pensiamo alla domotica, che rende la casa più facilmente fruibile riducendo il rischio di incidenti domestici. Gli assistenti domestici non umani, i “robottini” che spazzano casa e che si basano su sofisticati software di intelligenza artificiale possono aiutare a tenere gli ambienti puliti senza faticare. Tramite smartphone è possibile, senza spostarsi, ordinare una spesa, un pasto o i farmaci, annullare le file in banca o alla posta e effettuare operazioni on-line con l’home banking, fare ginnastica in casa seguendo i consigli di app progettate apposta, chattare con amici i parenti.  Non c’è servizio che non si possa ottenere con un click. La vita sociale di molti anziani soli può diventare più vivace anche grazie ai vituperati social media, o semplicemente ad una videochiamata. Ma sono soprattutto la salute e il generale senso di benessere e di sicurezza, a trarre vantaggio dalla tecnologia digitale.

 


Telemedicina per l’assistenza domiciliare dell’anziano

Il problema primario della terza età è quello relativo alla salute. L’allungamento delle aspettative di vita implica, infatti, anche un fisiologico aumento dei rischi sanitari e delle complicanze legate all’invecchiamento, persino nella migliore delle ipotesi. Anziani soli e isolati, in contesti urbani o extraurbani, soprattutto se in condizioni di disagio economico, sono in aumento, e i costi relativi alla loro assistenza lievitano, pesando sulle casse dei SSN. Un modo per assicurare cure a domicilio, un supporto continuo e qualitativamente eccellente, e allo stesso tempo limitare spese, ritardi, disguidi nell’erogazione dei servizi, è quello di potenziare la medicina territoriale e usare il digitale per arrivare nelle case di ogni utente over. La teleassistenza da remoto, così come la teleriabilitazione, sono categorie della telemedicina già pronte per essere inserite nei LEA, e pensate specialmente per la popolazione over 65. Connettendo – tramite piattaforme digitali interattive, eventuali devices indossabili e app scaricabili su mobile – MMG, medici specialisti e operatori socio-sanitari con l’assistito (soprattutto se affetto da malattie croniche o disabilità), è possibile:

  • Effettuare screening, televisite di controllo e monitoraggio dei sintomi e delle terapie
  • Migliorare l’engagement del paziente anziano e la sua aderenza alla terapia creando un rapporto fiduciario che si rafforzi nel tempo
  • Essere pronti ad un’assistenza emergenziale se necessario, grazie ai sistemi di SOS istantanei
  • Lavorare in equipe tra professionisti, per una presa in carico totale degli assistiti
  • Non fare sentire nessuno abbandonato… soprattutto quei cittadini over 75 in condizioni di solitudine e a grande rischio di patologie mentali
  • Far risparmiare le casse dello Stato lavorando anche sulla diagnosi precoce (grazie al costante monitoraggio dei sintomi ottenibile coinvolgendo i pazienti o i loro caregiver nei test di autovalutazione e-PROs)

Dieci anni per arrivare a questo.


L’ESEMPIO VIRTUOSO DEL GIAPPONE

Il Giappone, uno dei Paesi più anziani al mondo, può rappresentare il nostro punto di riferimento ideale. Vediamo come il Paese del sol levante accompagna l’invecchiamento dei suoi abitanti in modo esemplare usando la tecnologia digitale:

  • Ha progettato un sistema che permette di raccogliere anonimamente i dati sanitari dei cittadini. Chi li può usare? Il settore sanitario sia pubblico che privato, per effettuare studi statistici sulle esigenze mediche delle persone over 65, frazionare i target e cucire le cure su misura per ogni paziente
  • Ha investito profusamente nella digitalizzazione del settore bio-medicale. Significa poter assicurare alle persone anziane con difficoltà e limiti nella gestione della vita quotidiana, strumenti in grado di risolvere molti problemi pratici e migliorare l’autonomia: dal letto “intelligente” ai sensori per l’uso del bagno, fino alla sedia a rotelle robotica
  • Ha puntato sulla realtà virtuale per aiutare assistenti sanitari e caregiver a “mettersi nei panni” di un anziano con demenza, e capire quali siano le sue reali esigenze

Le persone sono sempre insostituibili, ma la tecnologia digitale, l’intelligenza artificiale e la comunicazione da remoto possono eliminare barriere fisiche e mentali, possono creare connessioni di qualità, possono avvicinare chi eroga le cure, e chi le riceve, senza bisogno di un continuo (e impossibile) contatto in presenza. Una vita lunga e sana, dunque, non può pensarsi senza un progresso in questo senso, e senza un investimento in alfabetizzazione digitale progettata per tutti i cittadini. Come in Giappone, così in Italia.

 

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