La digitalizzazione dei servizi sanitari offre ai medici la possibilità di crescere professionalmente e migliorare la qualità del rapporto con i pazienti. Scopriamo come, e perché.

Telemedicina: perché serve ai medici?

Dal 17 dicembre del 2020 la telemedicina è stata inserita a pieno titolo tra le prestazioni del SSN, elevata allo stesso livello (sotto il profilo sia qualitativo che quantitativo), della medicina “tradizionale”. Diagnosi, visite specialistiche, consulti, supporto terapeutico e persino interventi chirurgici, sono oggi pienamente praticabili, e fruibili, in due modalità: da remoto, e in presenza. La lista dei vantaggi dell’informatizzazione in ambito medico – sia nel pubblico che nel privato – è davvero lunga. Ci sono diverse ragioni per cui le piattaforme telematiche e i servizi di app medicali sono utili ai professionisti della salute, e conseguentemente ai loro pazienti. Ma prima di approfondirle, riepiloghiamo cosa si intende per telemedicina. Naturalmente la base di partenza è la connessione alla rete, attraverso l’on-line, infatti, è possibile accadere a strumenti interattivi digitali che mettono in comunicazione diretta e biunivoca i medici e i loro assistiti. Fanno parte della telemedicina:

  • Consulti e visite mediche virtuali
  • Prescrizioni terapeutiche
  • Monitoraggio del paziente da remoto e teleassistenza
  • Condivisione di documenti sanitari in formato elettronico (telerefertazione)

Ma… questa è solo la punta dell’iceberg, i servizi già attivi nella sanità pubblica e privata. Le potenzialità del digitale per chi pratica la professione medica e ambisca ad accrescere la propria competitività nel mercato sanitario in continua evoluzione, sono ben maggiori. Avere la possibilità di ampliare il proprio target di utenza – pensiamo, ad esempio, agli studi privati e ai poliambulatori specialistici – offrendo prestazioni di altissima qualità è oggi possibile attraverso l’interattività del sistema telematico. Ma non solo. Il medico che volesse crescere professionalmente, e interagire con suoi pari a livello internazionale, non può prescindere dal digitale.

Telehealth, i vantaggi pratici e… psicologici per i medici

Avere la possibilità di interfacciarsi con i pazienti in diretta, ma non in presenza, può migliorare nettamente la qualità della performance sotto il profilo pratico per la maggior parte dei medici nel pubblico, come nel privato. La visita on-line diventa più accurata, c’è meno fretta, il paziente è stimolato a diventare protagonista attivo del suo percorso di cura, cala il rischio di errori e ritardi. Diventare un e-phisicyan (un medico digitale), per un professionista “tradizionale”, rappresenta una sfida e insieme un’opportunità da non lasciarsi scappare per motivi quali:

  • Migliorare l’efficienza dei trattamenti terapeutici
  • Risparmiare tempo e ottimizzare le performance giornaliere
  • Aumentare il livello di soddisfazione dei pazienti (e quindi fortificare l’engagement)
  • Potenziare il livello di sicurezza sanitaria per il medico e i suoi pazienti
  • Potenziare la capacità diagnostica
  • Promuovere il dialogo e la condivisione di pareri e di dati scientifici tra medici
  • Migliorare la gestione e il monitoraggio dei pazienti con patologie croniche
  • Ridurre le trafile burocratiche e limitare la produzione di incartamenti

Di fatto, l’efficientamento che la digitalizzazione consente nella pratica medica in tutte le sue declinazioni, produce una ricaduta non certo secondaria per chi ha come missione quella sanitaria: ridurre i livelli di stress. Un medico che sia pratico nella telemedicina, e che sia in grado di sfruttarne appieno tutte le potenzialità, è senza dubbio un professionista più creativo, più efficace, e meno stressato. Grazie a piattaforme interattive e app, è molto più rapido e semplice avere contatti proficui e puntuali con i propri assistiti, andando in tal modo a cementare il rapporto con il paziente e migliorare l’engagement dello stesso. Ma il grado di soddisfazione che un professionista sanitario può raggiungere grazie alla telemedicina, ha anche molto a che vedere con la possibilità di crescere nel suo ambito specialistico. Internet e i mezzi digitali mettono in comunicazione specialisti di ogni angolo del globo, che in tempo reale – e con minima spesa – possono interagire, condividere esperienze e mettere a disposizione dati e proiezioni, relazioni su singoli casi, protocolli sperimentali ed esiti di ricerche scientifiche.

Non dimentichiamo il mentoring! Un esperto medico digitale che sia anche ricercatore o docente universitario, diventerà un punto di riferimento e una guida per i professionisti di domani.

La telemedicina e la lezione del Covid-19

Uno dei motivi per cui un medico dovrebbe essere stimolato a diventare anche “digital”, è la necessità di proteggere la propria salute dalle malattie infettive. La lezione del Covid-19 in questo senso è stata (purtroppo) indimenticabile. Oltre 300 sono stati i “camici bianchi” deceduti per Covid-19, in Italia, nel corso del 2020.  Di questi una buona quota erano medici di base, la prima linea contro la malattia. Il contatto diretto, senza adeguata protezione (soprattutto nella prima fase della pandemia), con pazienti infetti è stato infatti inevitabile. Inevitabile? Non proprio.

Oggi, col triste senno di poi, sappiamo che l’interazione tra medico e paziente anche in casi drammatici come quelli che si verificano durante un’epidemia, si può facilmente mantenere anche da remoto, indirizzando l’utenza verso le idonee strutture di cura attrezzate per tutelare il personale medico e gli altri pazienti dal pericolo di contagio. La telemedicina consente di preservare il dialogo tra medico e paziente usando il mezzo video, e pertanto azzerando i rischi per la salute dei professionisti sanitari. Poter seguire un paziente ammalato e contagioso, da remoto, sapendo che può essere assistito nel modo migliore anche da casa con le dovute indicazioni, rappresenta uno scatto in avanti per tutta la medicina. Perché essere un buon medico non significa mettere a repentaglio la propria salute, e, a volte, la stessa vita, per salvare quella del paziente, bensì proteggersi per proteggere la salute altrui. Un medico che sia anche digital, può dunque essere non solo un ottimo medico, ma un medico al cubo.

 

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