L’emergenza Covid-19 ha prodotto un aumento del disagio psichiatrico e dei disturbi dell’umore, ma la tecnologia digitale può fare la differenza

Pandemia da Covid-19 e lockdown: le (gravi) conseguenze sull’equilibrio mentale

La salute mentale conta (mental health matters)”. Con questo motto si è aperta la presentazione della conferenza “Mental health and the pandemic: living, caring, acting!” organizzata dalla Commissione europea il 10 maggio 2021, nel corso della settimana mondiale della salute mentale (10-16 maggio 2021), per fare il punto sulla seconda emergenza sanitaria dopo quella da Covid-19. Nell’anno post pandemico azioni urgenti per arginare i danni che malattia + lockdown hanno prodotto e produrranno sull’equilibrio mentale dei cittadini sono necessarie a più livelli e con grossi investimenti. Non c’è categoria sociale che non abbia subito conseguenze nel lunghissimo anno della pandemia in termini di insonnia, depressione, attacchi di panico, disturbi d’ansia, fobie, forme di dipendenza e senso di alienazione. E in particolare:

  • Bambini, adolescenti e loro genitori
  • Personale docente
  • Persone anziane e fragili, e loro caregiver
  • Operatori sanitari e socio-sanitari di ogni livello

Se un grado variabile di stress psico-emotivo è stato avvertito da tutta la popolazione in modo trasversale durante tutto il 2020 e primi mesi del 2021, in coloro che già in precedenza avevano ricevuto una diagnosi di patologia psichiatrica il disagio è esploso. Le restrizioni imposte dal lockdown hanno impattato in modo devastante sulle famiglie dei malati psichiatrici, ma anche sui medici che li avevano in cura, troppo pochi, e con pochi mezzi per gestire questa crisi, nella più ampia crisi sanitaria globale. In generale, gli esperti prevedono una crescita dei disturbi del sonno e delle dipendenze (da alcool, innanzi tutto), puntando su cause precise:

  • Incertezza sulla fine della pandemia e paura per la salute propria e quella dei propri cari
  • Insicurezza economica e/o perdita del lavoro, con conseguente timore per il futuro
  • Stress da lockdown legato sia alla coabitazione in spazi ristretti, che alla difficoltà di gestire lavoro smart e figli piccoli o in DAD senza aiuti
  • Rabbia sociale legata alle restrizioni e alla crisi economica

Se in molti casi, il (lento) ritorno alla routine pre pandemica può far intravedere una risoluzione di alcuni disagi mentali e psicologici, non così sarà per tutti.

Salute mentale post Covid-19 e sindemia in Italia: servirebbero 2 miliardi di investimento

Secondo le stime in Italia si conta un milione di pazienti psichiatrici in più rispetto al periodo pre pandemico. A tal riguardo, gli esperti in salute mentale hanno coniato un neologismo: sindemia, intendendo un allarmante rischio socio-sanitario indotto sia dalla paura del contagio, che dalla frustrazione per le misure attuate per contenerlo (Covid-fatigue). Secondo Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf), le categorie che rischiano maggiormente di diventare pazienti psichiatrici sono le donne, i giovani e gli anziani. Le prime, perché si sono dovute accollare il peso maggiore della gestione casalinga dei figli e dell’accudimento della famiglia, con ripercussioni gravissime a livello lavorativo. I giovani perché hanno vissuto in modo traumatico la perdita della libertà sociale e del contatto con i coetanei. E infine gli anziani perché più fragili, soli, impauriti dalla malattia. La crisi è tanto più grave in quanto mancano medici e spazi per affrontarla. Il disagio mentale va infatti trattato da professionisti che sono troppo pochi per il numero dei potenziali assistiti, e in strutture adeguate di cui siamo carenti. Basti pensare che la Psichiatria italiana dovrebbe essere messa nelle condizioni di curare un bacino stimato di 4,5 milioni di utenti non ancora diagnosticati, al fine di prevenire l’aggravamento delle loro condizioni. In termini di investimento economico servirebbero 2 miliardi di euro per:

  • Assumere più infermieri, psicologi, psichiatri, educatori
  • Puntare sull’edilizia sanitaria e costruire più DSM (dipartimenti di salute mentale), aumentando nel contempo i mezzi a disposizione per raggiungerli

Lo scopo è quello di far risparmiare il SSN nel lungo periodo puntando sulla prevenzione e non solo sul contenimento. Se è vero che durante la fase più drammatica della pandemia, con la chiusura dei centri diurni e l’impossibilità delle visite a domicilio, l’assistenza ai pazienti psichiatrici è stata quasi azzerata, oggi le cose potrebbero migliorare fin da subito. Ma non costruendo nuovi DSM (o non solo). Piuttosto, investendo sulla telepsichiatria e usando le tecnologie digitali per portare i medici dai pazienti con una spesa infinitamente inferiore per un supporto qualitativamente superiore.

Telepsichiatria: cos’è, e perché ci serve (oggi più che mai)

Nel trattamento delle malattie mentali il parlato fa parte della cura tanto quanto i farmaci. La telemedicina e in generale le tecnologie digitali sono quindi la risposta a molte delle attuali e future sfide di questo specifico settore della sanità pubblica e privata. La telepsichiatria – che tramite piattaforme interattive e consulti da remoto mette in comunicazione diretta pazienti e medici – offre molteplici vantaggi da ogni punto di vista. E in particolare:

  • Consente l’accesso alle cure ai pazienti che hanno difficoltà a spostarsi da casa (o che necessitano di un’assistenza quotidiana impossibile da ottenere con le visite in presenza)
  • Porta la cura in casa del paziente fragile
  • Aiuta i caregiver dei pazienti psichiatrici nella gestione casalinga degli stessi
  • Riduce lo stress e il rischio sanitario legato agli spostamenti verso i luoghi di cura
  • Consente un trattamento personalizzato del paziente, all’interno del suo ambiente
  • Migliora l’engagement e l’adesione del paziente alla cura
  • Riduce il carico di stress per il medico

La telepsichiatria consente agli specialisti della salute mentale di gestire più pazienti locati in zone distanti dal centro medico o dall’ambulatorio di riferimento. Consente di ottimizzare il percorso di cura da remoto, tramite i video consulti che si possono effettuare con una frequenza superiore rispetto alle visite in presenza, e tramite la messaggistica istantanea. Consente di poter valutare con regolarità la risposta del paziente alle cure e di modificarle nel tempo. Consente di avere continui feedback grazie alla possibile erogazione di questionari di autovalutazione on-line.

Ma oltre alle piattaforme telematiche, la tecnologia digitale ha in serbo molte più opzioni utili al trattamento di tutte le patologie psichiatriche, ai disturbi dell’umore e alle dipendenze. Un esempio sono i DTx (farmaci e terapie digitali prescritte come farmaci standard) sotto forma di app e di videogames che aiutano il paziente a gestire i sintomi del proprio disturbo con appositi stimoli e percorsi virtuali. Lavorare da remoto permette a psicologi e psichiatri di “entrare” nelle vite dei loro pazienti senza scombussolarne routine ma facendoli sentire meno soli e aiutando, in questo modo, anche i loro familiari.

 

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