L’ingresso prepotente che Apple ha fatto nel 2014 a livello del mondo dell’healthcare, ha sicuramente decretato l’inizio di una nuova epoca in cui tecnologia e informatica lavorano sempre di più al servizio dei vari soggetti che fanno parte dell’ecosistema salute (medici, infermieri, istituzioni sanitarie, ospedali, aziende farmaceutiche e biomedicali, etc.) aiutandoli a perseguire i loro obiettivi. Dopo un primo periodo di rodaggio dove abbiamo assistito a sperimentazioni in direzioni diverse, sembra che si stia facendo strada un approccio e una concezione degli strumenti che mirano a creare, nella collettività, engagement e consapevolezza delle proprie condizioni fisiche.

Sebbene non si sappia molto del destino di un progetto annunciato oramai più di un anno addietro, vogliamo prendere spunto da uno schema che una famosa azienda produttrice di giochi e strumenti d’intrattenimento come la Nintendo aveva elaborato per illustrare obiettivi, tappe e strumenti di un percorso come quello che abbiamo enunciato prima.

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Al di là del caso specifico su cui è difficile fare ipotesi vista l’evoluzione negativa del progetto WII Vitality Sensor, il vero fulcro del discorso rimane come garantire e alimentare il flusso di informazioni a tutti i livelli in modo che ciascuno degli attori coinvolti possa essere nello stesso tempo un destinatario e un promotore di conoscenza.

Questa considerazione, specialmente per i professionisti sanitari, significa la possibilità di avere a disposizione nuovi canali attraverso cui interagire con i pazienti, ascoltare le loro esigenze e cercare di farvi fronte nel modo migliore senza sacrificare nessuno e potendo accogliere più tempestivamente le situazioni più critiche.

Spostare in termini sia di luogo sia di tempo parte di questo prezioso lavoro consentirà al rapporto di fiducia tra medico e paziente di uscirne rafforzato. Si creeranno nuove situazioni/linguaggi grazie ai quali la popolazione beneficerà della corretta attenzione sul piano sia pratico sia dell’educazione ai corretti stili di vita/comportamenti utili per gestire al meglio la patologia in corso.

Per quanto riguarda le aziende del settore farmaceutico e biomedicale, invece, si troveranno di fronte a un cambio di rotta notevole rispetto alle dinamiche che sino ad ora hanno caratterizzato la condivisione dei dati degli studi clinici. Ma non è finita qui, poiché dovranno anche mettersi in gioco in un terreno nuovo: partecipare allo sviluppo di canali e strumenti che consentano l’accesso unilaterale delle informazioni mediche di base delle persone.

Cerchiamo però di capire quali siano le realtà industriali che si stanno muovendo per realizzare queste piattaforme. Oltre ad Apple, abbiamo Samsung che si pone ad un livello intermedio tra l’investitore (avvalendosi di partner tecnologici a livello accademico) e lo sviluppatore proponendo Sami.

Proseguiamo con l’Health Vault di Microsoft che si avvicina molto al concetto di cartella sanitaria elettronica fungendo da contenitore (protetto da un account) dove far confluire le informazioni mediche sia proprie sia reperite sul web, le misurazioni di parametri biologici e altre azioni di monitoraggio portati avanti da specifiche app.

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Anche Google, ovviamente, non poteva rimanere alla finestra e ha quindi deciso di scendere in campo proponendo Google Fit. Molto simile a Sami come concezione, si compone di due elementi essenziali che sono il software presente sul PC, sul tablet o sullo smartphone e di uno smartwatch.

La novità è costituita, invece, dalla scelta di entrare in questo mercato fatta da Philips. Si tratta di una sorpresa a metà dal momento che è nota l’esperienza che l’azienda ha accumulato negli anni per quanto riguarda la gestione integrata della casa. Passare quindi dallo sviluppo di applicativi per la domotica ad altri al servizio della salute non deve essere stato complicato.

La piattaforma si chiama Health Suite e si propone di assecondare/facilitare lo spostamento all’esterno delle mura ospedaliere dei percorsi di cura e assistenza. Il monitoraggio di parametri vitali e l’inserimento di dati in merito al percorso terapeutico possono avvenire a casa e confluiscono in un luogo virtuale accessibile ai medici.

I vantaggi sono la possibilità di avere un quadro d’insieme dell’evoluzione clinica, una celerità maggiore nel rispondere alle eventuali criticità e la creazione contemporanea di un database esperienziale che può essere condiviso tra gli specialisti con molta precisione e ampiezza di quanto non avvenga ora per mezzo del normale confronto dialettico tra operatori.

Il recente accordo con il colosso di internet Amazon, renderà possibile ampliare non solo il numero degli utenti connessi, ma di creare anche una sorta di modem in grado di riconoscere e interagire con circa sette milioni di dispositivi tra sensori, app, etc.

In pratica, si andrà creando un vero e proprio ecosistema di informazioni al servizio del cittadino e del sistema sanitario ai fini sia della prevenzione sia della gestione delle cure.
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I risultati di una recente ricerca condotta dalla Dott. sa Cepiku, docente alla Facoltà di Economia dell’Università di Tor Vergata a Roma, mostrano come il 53% dei pazienti è convinta di aver individuato una nuova modalità per affrontare la malattia e che la stessa possa essere utile anche ad altri.

Indipendentemente dal fatto che queste ipotesi portino un beneficio reale più o meno alto, il fatto che la voce di chi vive direttamente un problema di salute debba essere maggiormente ascoltata e valorizzata è indubbio. Nel momento in cui una piattaforma come quella di Philips riesce a integrarla, un minore ricorso al supporto esterno a vantaggio di una maggiore autonomia sarà possibile.

In conclusione, molte strade si sono aperte ed enormi progressi sono stati compiuti nel tentativo di far confluire all’interno di un unico “centro di gestione” la miriade di sfaccettature che compongono la complessa realtà della salute a scopo sia preventivo sia assistenziale (dati clinici, impressioni e/o richieste dei pazienti, decisioni dei medici, politiche sanitarie).

Le piattaforme sino a ora proposte, hanno ampi margini di miglioramento ma riteniamo, comunque, che sia stato un fatto molto positivo l’innescarsi di un movimento volto a disperdere meno energie nel trovare una soluzione al singolo problema (per esempio, un’app), investendole per creare dei sistemi in cui ogni elemento possa contribuire a migliorare la qualità della salute e delle cure.